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giovedì 26 gennaio 2012

Verdi, gatti e terremoti...

Dove eravamo rimasti?
Sono a Parma da due settimane, immersa in un programma “leggero e disimpegnato” che prevede:

-tutte e nove le sinfonie di Beethoven
-Aida



Dopo 15 giorni sono già in esaurimento, non tanto per il lavoro, ma per il cambio radicale di vita.
Intanto mi sembra di essere in una sorta di Erasmus tardivo, in quanto condivido l’appartamento con due ragazze ed un gatto (che ha eletto la mia camera a giaciglio prediletto).
E poi da buona genovese non sono abituata alla nebbia, alla neve e…ai terremoti. Ieri infatti ci siamo svegliate con una scossa tellurica piuttosto violenta, e prese dal panico ci siamo riversate in strada, la sottoscritta in pigiama con le pantofole di Betty Boop (roba che se fosse passato qualche collega non avrei più avuto il coraggio di farmi vedere in teatro).

Comunque, come sempre quando mi ritrovo lontana da casa mi riempio di buoni propositi, tipo:

-fare la dieta
-andare a correre
-crearmi una nuova immagine, più intellettuale ed introspettiva
-farmi venire un’idea geniale, scrivere un libro o qualcosa di similare che mi faccia diventare ricca e famosa (da quando ho letto che la Rowling ha iniziato a scrivere Harry Potter mentre attendeva un treno in ritardo, conoscendo bene le potenzialità delle nostre ferrovie in fatto di ritardi vivo nella perenne attesa dell’illuminazione divina).

Il tutto con scarsi risultati. Per ciò che riguarda la dieta, è inutile che io e la mia collega riempiamo frigo e pensili di prodotti dietetici, perché se continuiamo a mangiarne a tonnellate tanto vale che ci andiamo a fare una pizza. Sulla corsa posso solo dire che le scarpe e la tuta giacciono in camera, utili solo come passatempo per il gatto.
Sull’immagine nuova non saprei, certo girare in bicicletta e con un libro sotto il braccio fa molto intellettuale di sinistra, però se il libro in questione è “Le cronache di Narnia” mi sa che tutto crolla.

Mhm. Non ci siamo.

Non ho neanche avuto qualche idea geniale. Che noia.

Comunque in questi giorni sto analizzando la mia vita e dopo essermi trovata in teatro in coda davanti alla macchinetta del caffè con gente in mutande completamente dipinta di blu, ho dedotto che il mio non è un lavoro che i più definirebbero “normale” (e mi sono anche chiesta perché mai gli Etiopi dovrebbero essere blu, ma questa è un’altra storia…)
Detto ciò, che ne sarà di me? Che piega prenderà la mia vita se anziché dividere casa con l’uomo che ho sposato dormo con un gatto, guardo orribili fiction con le mie coinquiline e lavoro con uomini blu?

Ai posteri l’ardua sentenza.
Intanto domani avremo la prima di Aida, che per tirarsi su direi che la storia di una che si fa seppellire viva col suo amato mi pare l’ideale…

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